giovedì 2 giugno 2011

autodidatti

“La barca è un oggetto mosso dal vento: ci sono
due modi per progettarla: nel primo, il committente
spiega le funzioni che vuole e il progettista
cerca una forma per farcele stare; nel secondo, una forma
viene pensata e dentro ci si mette quello che ci sta. Io
preferisco il secondo modo, spesso, invece, il committente
il primo”.

è qualche giorno che mi sto documentando sulla figura di questo schivo architetto navale quale è Carlo Sciarrelli. sono veramente alla prime armi in materia di disegno di yatch a vela, questa materia così affascinante è per me ancora un universo tutto da esplorare. fino all'altro ieri non conoscevo nemmeno il nome di un progettista navale, e nel guazzabuglio di informazioni pressochè quasi inutili di cui è infarcita la rete a riguardo mi sono imbattuto nella figura del triestino che ha disegnato barche formidabili per quasi cinquant'anni. il tutto imparando a progettarle completamente da autodidatta, solo studiando libri (800 nella sua libreria personale) e guardandole.

poichè sono architetto anch'io mi sono fatto qualche domanda su cosa significhi progettare, da cosa parto quando devo ideare qualcosa e dove voglio arrivare, o dove auspico di arrivare quando il progetto si conclude. al liceo il prof di descrittiva ci qualcosa di molto simile a quanto scritto sopra. e cioè che per progettare o si parte dal programma e si costruisce la forma oppure si parte da una idea di forma, globale, forte, e si cerca di farci stare dentro il programma. per il prof di descrittiva l'unico modo per fare le cose bene era il secondo. dopo anni ho capito che aveva ragione. totalmente. che si fa così.
meglio tardi che mai.
ed a quanto pare si fa così anche per disegnare barche. una curiosa analogia. curiosa. ed anche ovvia forse.

altra curiosa analogia. Sciarrelli è un autodidatta. ma anche Le Corbusier lo era. e lo era anche Frank Lloyd Wright, e se non ricordo male anche Mies Van Der Rohe. Significherà qualcosa tutto questo?

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